Dal 2012 sto elaborando un ponticello di piccole dimensioni e con un sistema di ancoraggio delle corde molto sicuro e particolare. Lo stimolo è arrivato dal suggerimento di un amico (purtroppo scomparso) che mi aveva descritto delle ricerche molto tecniche su dimensioni e massa del ponte nella chitarra classica. Le ricerche avevano stabilito che il ponte più efficiente, che "suona meglio", è un ponte piccolo, che lasci la tavola armonica il più possibile libera di vibrare. Dai primi esperimenti ho avuto modo di notare immediatamente un volume di suono maggiore che nei miei strumenti precedenti. Quindi ho continuato, con buoni risultati, ad elaborare e migliorare tutta la zona ponte, esterna e interna alla tavola, lasciando inalterata l'incatenatura e la struttura generale dello strumento.
In questo strumento mi interessava capire se la cassa, così come l'ho concepita, potesse funzionare.
La buca è stata sostituita da una serie di aperture sottili e avevo il dubbio che il suono ne venisse fuori molto attutito. Oltretutto l'incatenatura della tavola, mancante delle catene maestre,
avrebbe potuto non essere al meglio della sua efficienza. Invece il risultato ha superato le mie aspettative, con un buon volume anche senza amplificazione e una qualità superiore alle
previsioni.
Considero l'esperimento riuscito e sarà la base per realizzazioni future. La chitarra in abete e palissandro indiano, col ponte descritto sopra, cassa bassa - quasi la metà di una classica - spalla mancante, tastiera stretta tipo jazz e pickp piezo.